Ambra Angiolini appare ai telespettatori come una donna sempre felice e sorridente. In pochi però sanno che l’attrice ha passato un periodo della sua vita nel quale è caduta in un baratro senza fine. Un racconto straziante che porta a riflettere!
Ambra Angiolini e la voglia di donare amore fin da piccola. L’attrice è consapevole di essere diversa rispetto agli altri e come spesso accade sono proprio gli altri che tendono ad escluderti. Un’intervista toccante e profonda!
Ambra Angiolini è diventata famosa al mondo televisivo quando era appena adolescente. Grazie al programma “Non e’ La Rai”, quella ragazzina brillante, spigliata e carina, è diventata nell’arco del tempo un’attrice affermata. La romana in queste ore, ha rilasciato una bellissima intervista alla rivista “Vanity Fair” nelle quale ha ripercorso le vicende dolorose, le gioie e le debolezze. La stessa si confida a tutto tondo e confida queste parole: “Prima mi svegliavo la mattina e m’inca**avo col mondo perché le cose non andavano bene. Oggi, invece, ho adottato un’altra strategia: faccio qualcosa di bello senza un motivo preciso. Mando fiori a mia madre. Realizzo un piccolo desiderio di una mia amica. Ha presente il bambino protagonista di Up? Ecco, faccio come lui: aiuto tutti gli anziani che incontro per strada. Prima o poi, sono sicura, mi prenderò un bastone in testa, lo so. Però sa che soddisfazione, sul treno, alzare la valigia di una signora anziana e guardare con aria di sfida tutti gli uomini intorno che non l’hanno fatto?”
Ambra sposta il discorso sulle nuove generazioni e sulla figlia Jolanda, riferendo che prova fastidio verso quelle persone che dicono di essere sempre stanche. A tal proposito esprime questo concetto: “ L’altro giorno era il Plastic Free Day e tutti a manifestare giustamente per il surriscaldamento globale. Io scendo nel cortile del mio palazzo e trovo immondizia ovunque. Mi lamento, faccio le mie stories, le mie dirette su Instagram. E poi mi metto a pulire. Ecco, quella è una stanchezza giusta. Qualcosa che ti apre al mondo. L’altra invece ti chiude. E io voglio aprirmi. E quando mia figlia mi dice: “voglio cambiare il mondo“, io non le rido in faccia perché non voglio crescere una figlia stanca. È un’attivista. Sono orgogliosa di lei perché viene vista con quell’alone di chi non viene cercato per andare a bere gli aperitivi in centro. È scomoda perché la sua urgenza è trovare delle risposte. Si fa un mucchio di domande. E le domande sono un segno di vita. Anche se quelli che se ne fanno troppe poi sono quelli che vanno per primi a casa. È successo anche a me. Ma io sono sempre stata quella con i sogni più strani. E con i momenti più scuri di una notte buia”.
La Angiolini ha specificato al suo interlocutore di aver avuto sin da piccola il bisogno di donare amore, colmato poi dalla nascita dei suoi figli. L’attrice spiega questo particolare della sua vita, in questa maniera: “in quinta elementare, avevo un diario titolato Cenerentola in cui scrivevo che la cosa che volevo fare da grande era la mamma. A 14 anni, quando ovviamente non capitò, mi sembrava strano. A 18, dopo Non è la Rai, non essere madre mi fece scoprire per la prima volta il volto della depressione. Il dottore mi disse di partire per il Brasile. Così presi l’aereo e andai a Rio per iniziare la mia esperienza come volontaria con un medico dell’Ospedale San Camillo di Roma che operava i bambini. Fu bellissimo e travolgente. Ma la vera sensazione di sazietà, proprio come quella descritta dai cartoni animati, fu quando rimasi incinta di mia figlia. Era come se fossi stata affamata d’amore per tutta la vita e improvvisamente ero sazia. Fu l’inizio di un lungo cammino che mi fece capire cosa vuol dire essere madre. Guardare alle spalle dei tuo figli invece di coprire il loro orizzonte. Essere un porto sicuro. La madre me la immagino come una persona che se ti giri. lei è lì. Esattamente come è stata la mia. Mi ha insegnato che la dote migliore per una madre è il coraggio. Perché ci vuole coraggio a prendersi certe responsabilità. A fare dieci passi indietro. A sapere che forse i tuoi figli si faranno male, si andranno a schiantare. Che è necessario che succeda. Prima di essere un’amica, prima di essere moderna, per me una madre deve essere coraggiosa”.
Ambra Angiolini racconta in un’intervista di aver avuto un brutto periodo della sua vita e di esserne uscita grazie ai consigli ricevuti da parte di un medico. La stessa ricorda con rammarico, il suo mentore, Gianni Boncompagni. Un pensiero di profondo amore per Massimiliano Allegri!
Ad un certo punto del suo percorso terreno, ad Ambra Angiolini, è accaduto qualcosa che le ha stravolto la vita, è caduta in un baratro senza fine. Ecco come spiega quei momenti drammatici: “Inverno 2011. Forse 2012. Stavo facendo un lavoro importante e iniziai a sentire che avevo paura di tutto. Di fare le scale, di prendere l’ascensore. Poi l’aereo e il treno. Infine, quando anche il bagno è diventato un luogo inquietante, mi sono detta: il raggio della vita si sta stringendo troppo. Le paure stavano dominando la mia vita. E quando succede così è l’inizio del baratro. Stavo girando La Squadra e dissi stop. Non fui capita e mi diedero della bugiarda. Motivo per cui non ho lavorato in Rai per più di 8 anni. Una mattina è crollato tutto (gli occhi di Ambra diventano lucidi e fissano il soffitto. Il racconto si interrompe e il suo sguardo sembra fissare una voragine invisibile). Una mattina. Una mattina qualunque. Mia figlia Jolanda si sveglia, deve andare all’asilo. Il sole entra nella cameretta, l’armadio è colorato, bellissimo. Mi chiede: “mamma mi aiuti a vestirmi?“. Io realizzo che è la cosa più difficile da fare. Vado nell’altra stanza, mi metto a piangere per un’ora. Mi dico: “se una cosa così semplice è complicata allora non va affatto bene”. Col tempo ho capito che è la mia sensibilità, la cosa più preziosa che ho è anche la più pericolosa. È come se mi avessero regalato una Vespa. E poi ci avessero messo un baule che io non avevo chiesto. E quando quel baule è vuoto, allora tutto non ha senso. A quel vuoto, a quel precipizio ora non arrivo più. Non è lui a spaventare me. Ma io lui. Quella mattina ho capito che dovevo ricominciare da capo. Qualche ora dopo, un mio amico sceneggiatore a cui racconto la cosa mi manda un messaggio:”è un’opportunità, cavalcala“, mi scrive. Aveva ragione. Ho iniziato a svezzarmi come fossi una bambina. E sono tornato dal mio mitico medico di base, il dottor Cademartori”.
Un incontro con un medico che ha cambiato la maniera di vedere le cose ad Ambra. E’ stato lui che l’ha spronata ad agire, consigliandole di prendersi cura degli altri. Ed è proprio da questo punto che l’ex compagna di Francesco Renga, racconta il proseguimento della storia: “Così a Brescia mi capita di conoscere un angelo, Nicoletta, la psicologa dell’Ospedale Civile. Mi dice che devo studiare per diventare volontaria tra le corsie di medicina di oncologia infantile. Io sono contenta, perché ci sono libri da leggere, esami da sostenere. Una nuova cosa da imparare. Mi ritrovo in un’aula magna con un’umanità varia, vecchi e giovani, facce tra Pasolini e Fellini. La prima qualità di un volontario è non giudicare e provare a relazionarsi a chi è diverso da te. Mi capita un gruppo assurdo, facciamo un test insieme, proviamo ad andare d’accordo, lo passiamo. La signora anziana del gruppo viene destinata alla mensa dell’ospedale. L’autista di pullman ai trasporti dei genitori dei bambini. A me tocca il lavoro di corsa: “ma non coi bambini, tu vai bene per gli adolescenti“, ordina Nicoletta. Al primo incontro, faccio quello che so fare, una lezione di teatro. Dico: “ora camminate come se ci fosse il sole. Ora come se facesse freddissimo. Ora con una gamba sola“. Tutti partecipano tranne due ragazze. Me la prendo con una e dico: “perché non partecipi?“. Lei mi risponde: “non ho più una gamba, non riesco a camminare”. Volevo morire, sparire, dileguarmi. Invece arriva Nicoletta e mi dice: “brava, li hai conquistati!“. In effetti sembravo un elfo impazzito che provava in tutti i modi a rimediare. Loro l’avevano capito. Avevano capito che ero imperfetta come loro. Come la loro malattia. Come la vita. Ma la cosa più bella doveva ancora succedere. C’era un’altra ragazza, in un angolo, che mi guardava con sfida. Si chiama Silvia. È respingente. Sbruffoncella. Antipatica. Mi colpisce subito perché è come uno specchio: è uguale a me. Maschera il suo oceanico bisogno d’amore sotto un’aria da dura. Impariamo a conoscerci. M’innamoro di lei. Prima diventiamo sorelle, poi divento sua zia. Il percorso è lungo e duro però dopo alcuni mesi guarisce. Appena esce dall’ospedale, si ammala sua madre. Cinque mesi e non c’è più. Ma Silvia è una leonessa. Oggi è parte della mia vita. Non potrei vivere senza Silvia. Mi ha salvato da me stessa”.
La Angiolini poi riserva un lungo pensiero a Gianni Boncompagni, l’autore scomparso che l’ha resa celebre. Ecco in che maniera parla di lui: “Boncompagni e l’auricolare mi hanno insegnato l’empatia. Non so se Dio lo stia benedicendo o se ha creato un Paradiso a parte tutto per lui. Gianni era il tuo migliore amico perché riusciva ad avere 16 anni e dieci secondi dopo 150. Era infantile e faceva i capricci e poi improvvisamente diventava l’uomo più saggio del mondo. Non mi diceva di leggere un libro. Mi faceva venire voglia di leggerlo. È stato un adolescente fino alla fine della sua vita. È stato un genio fino alla fine, infatti è morto la notte di Pasqua, praticamente il giorno della Resurrezione. Dio, in cui Gianni credeva tantissimo, l’ha preso in giro alla fine solo come avrebbe fatto un Mel Brooks che decide di girare un film sulla vita di Boncompagni. La sua lezione più grande? Quando mi insegnò come si accetta no una proposta: “facile, Ambra. Qual è il tuo personaggio preferito?“. E io: “Madonna“. “Ecco, allora pensa se Madonna accetterebbe quella proposta. Se sì, allora è tua“. Certo, peccato che poi quando gli altri capivano che pensavo di essere Madonna, ecco, dicevano questa è matta. Prendi la creatività di Gianni, i suoi capricci, Pippo Baudo li sa racchiudere in una scaletta. Mai visto nessuno capace di rendere partitura la musica dello spettacolo come fa lui. Gianni lo seguiva di pancia. Pippo ti consegnava un mezzo da guidare, un’auto da competizione. E che dire di Celentano? Con Adriano non ho fatto nessun vero programma ma ne ho scritti dieci. È stato come fare un viaggio a Lourdes senza arrivare a Lourdes. E senza aver bisogno del miracolo. Perché il miracolo era il viaggio in sé, il suo cambiare le idee, il suo stravolgere tutto”.
L’intervista volge a conclusione ed il giornalista del settimanale sopracitato chiede ad Ambra di parlare di Massimiliano Allegri. La sua risposta a tal proposito, è dolce ed amorevole: “Tutto quello che le ho raccontato, quello che ho vissuto è stato rilegato da un tipografo di eccezione. Quel tipografo d’eccezione è Massimiliano. La cosa che mi salva dai momenti doloroso è la sensazione di poter giocare con lui anche da adulta. È la cura che ha nei confronti della mia esistenza, di quella dei miei figli, della mia ex storia. Non c’è un solo passaggio della mia vita che Massimiliano non rispetti. E rido quando leggo cosa scrivono di lui i giornali. Mi sono innamorata di lui perché come me è un tipo fuori moda. Mi sono accorta subito che mi piaceva perché siamo due sbagli. E due errori come noi, se si incontrano davvero, generano una cosa che sarebbe veramente stupido non affrontare. Quella cosa è la ripartenza dell’amore. Guardi, io ce l’avevo il mio modello di famiglia e purtroppo è finito. Succede così nella vita, no? Le cose finiscono. Però io non chiudo mai le porte a chiave. Non posso dimenticarmi delle persone che ho amato. Si cambia, si sbaglia, ma bisogna sempre lasciare la possibilità di tornare. Soprattutto agli amori e agli amici. Devi andare al di là delle cose che succedono. La vita, le persone che ho amato mi hanno insegnato le cose più profonde. Funziona come i cipressi che invece di mettere le radici in orizzontale, vanno a fondo in verticale. Non occupano spazio vitale ma scavano in profondità. Chi ha messo radici così a fondo, vuol dire che le ha passate davvero tutte. Ha mangiato la terra, l’ha persino inalata. E tu sai che ti puoi fidare di loro per sempre”.
Sapevate del periodo buio passato da Ambra Angiolini? A voi i commenti!